31 ottobre 2009 - 11:52

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Studenti? Sì, ma anche cittadini del mondo

Anna Gigatti e Chiara Tadolti

Ci sono esperienze che rendono più vasti i nostri orizzonti, come partecipare a uno dei programmi di studio all’estero, frequentando la scuola locale, condividendo usi e costumi diversi dai propri, imparando nuove lingue, ma soprattutto crescendo come cittadini del mondo. Frédérique Bouchard e Elizabeth Hofmaier, di sedici e diciassette anni, sono due dei tanti ragazzi che hanno scelto di vivere questa esperienza per cinque mesi. Li incon-triamo al liceo linguistico “Galileo Galilei”, che frequentano da qualche settimana.

Da dove venite?

Liza: Dagli Usa, Massachusetts, vicino a Boston.

Fred: Dal Canada, Ottawa.

E attualmente dove abitate?

L, F: A Castel Rozzone.

Grazie a quale progetto siete in Italia? Dove ne avete sentito parlare?

L: L’American Fields Service. Mia mamma mi aveva obbligato a scegliere un’attività a scuola e, ritirato l’elenco in segreteria, ho semplicemente scelto la prima... Che fortuna, eh?

F: Lo Students Travel School. Ho partecipato a una conferenza indetta da membri di questa associazione, l’ho trovata interessante, ed eccomi qui!

Perché avete deciso di venire proprio in Italia?

L: Inizialmente pensavo all’Australia o alla Nuova Zelanda, poi alla Spagna, infine, dopo esser venuta in gita scolastica a Roma, ho pensato: «È in Italia che voglio venire!».

F: Volevo visitare un paese ricco di cultura, arte e vita, che avesse una temperatura gradevole e una nuova lingua da imparare.

Pensate che l’italiano sia difficile? Quali sono le prime parole che avete imparato?

L: Ammetto di non essere molto ferrata nelle lingue, quindi sì, è difficile, soprattutto a causa dei molti suoni che non sono usati nella lingua inglese, come -gl-e -gn-. Oltre ai sa-luti? Ho imparato a dire «Sono stanca»: è molto utile.

F: Sono un po’ più avvantaggiato di Liz: so parlare il francese, che è molto simile all’italiano.

Qual è la materia più difficile da imparare in italiano?

L: Filosofia in assoluto... e un po’ anche matematica, a mio parere non è vero che i numeri sono un linguaggio universale!

Cosa pensate della scuola italiana? Quali sono le differenze con quella del vostro paese?

L: La trovo molto più seria della mia negli Usa e, purtroppo, si frequenta anche di sabato.

F: Mi piace, anche perché l’orario è più corto di due ore e mezza. Ho notato poi che ci sono più lezioni e verifiche orali che scritte, al contrario di quanto succede nella mia scuola in Canada.

Cosa vi manca del vostro paese?

L: Lo sport, la spiaggia (abito vicino all’oceano Atlantico), qualche volta il cibo... non ho mai mangiato così tanta pasta come in questo periodo!

F: La natura, in assoluto.

L’Italia è come l’avevate immaginata prima di venire?

L: Avevo già un’idea positiva e comunque non c’è nulla che non mi piaccia.

F: Sì.

Differenze tra Italia e Usa o Canada?

L: Molta gente fuma qui. I pasti sono distanti fra loro e, mentre noi siamo abituati a un pranzo leggero e a una cena abbondante, qui è il contrario.

F: Non siete molto sportivi, quando nell’ora di ginnastica bisogna correre per 1 km tutti si lamentano, mentre in Canada è normale. Inoltre ho notato che non molti sono abituati a pranzare insieme a tutta la famiglia.

Difficoltà con la lingua nella vita quotidiana?

L: Nelle grandi città un po’ tutti sanno l’inglese, nei piccoli paesi, invece, ho difficoltà anche a chiedere indicazioni stradali.

F: Sì, qualche problema c’è sempre, ma comincio a capire e tutti sono disposti ad aiutarmi.

Pensate che questa esperienza vi cambierà?

L: Sì! Tornata negli Usa, studierò di più! Non ero abituata a fare i compiti, ma questa esperienza mi renderà pronta per il college.

F: Sicuramente diventerò molto più aperto nei confronti delle culture diverse dalla mia.

(articolo pubblicato su "Il Galileo" di ottobre 2009 - "Popolo Cattolico" del 17 ottobre 2009)

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