Pubblicato più di un anno fa

di Arjan Derjaj
Al riparo dalla frenesia milanese, all’ombra della Stazione Centrale resiste un piccolo luogo, come frammento di una vecchia memoria sospinta e stipata in un angolo della mente.
Prima magazzino postale poi, dal 1943 al 1945, sosta temporanea per tutti i deportati con destinazione campi di concentramento e sterminio, la struttura si sviluppa nel ventre della stazione appena sotto i suoi binari, a cui può congiungersi tramite piattaforma mobile. Perfetto per garantire discrezione e anonimia durante la partenza notturna di interi treni carichi di persone. Il Memoriale della Shoah non è altro che il recupero e il restauro di quegli stessi luoghi che hanno visto tanti italiani lasciare il proprio paese verso la morte, inaugurato solamente nel 2013.
I passi che si muovono dall’ingresso verso l’interno sono gli ultimi appartenenti al suolo milanese, i primi che si addentrano in una flebile dimensione a sé stante in cui avviene un vero e proprio ribaltamento: dal piccolo mondo sovvertito la realtà appare distante, appena presente nell’occasionale martellio greve dei treni presenti che corrono sopra gli immobili treni passati, impietriti alla vista degli estranei visitatori che esplorano il Binario 21 come catapultati in un ovattato ricordo.
Sugli stessi treni degli internati, coperti dallo stesso cemento e accompagnati dalle voci registrate dei superstiti, il ricordo ha tutt’altro valore se recuperato negli stessi ambienti sconosciuti ai milanesi del tempo, laddove, all’oscuro della società e nel silenzio dell’indifferenza, a un passo dai luoghi di comune interesse eppure tanto invisibile agli sguardi, veniva versato il contributo italiano al genocidio.
La testimonianza concreta e materiale di sofferenze e soprusi non scade nella ridondanza dei libri di storia, si erige e permane grazie a quelle stesse pietre che un tempo ne avevano permesso l’esecuzione, rara traccia dura e solida che riposa silente ma sempre viva per chi decide di seguire lo strascico di ricordi passati e coscienza attuale che immancabilmente conduce, per anfratti milanesi sconosciuti, fino a lati della psiche e della morale perlopiù sommersi.
L’attualizzazione è affidata al visitatore stesso.