29 ottobre 2008 - 10:19

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Alessandra Facchetti

Sabato 4 e domenica 5 ottobre scorsi il Museo della scienza di Treviglio in piazza Cameroni ha ospitato un laboratorio interattivo che faceva parte delle iniziative di BergamoScienza, giunto quest’anno alla VI edizione. La postazione pratica, allestita dalla professo-essa Cristina Gritti e gestita da quattro studentesse del liceo“Galilei” di Caravaggio, era intitolata “Chi è il colpevole?” e si basava sulla tecnica del DNA profiling, ossia l’analisi del DNA o acido de-sossiribonucleico (che contiene le informazioni genetiche dell’uomo e di ogni organismo), usata per le diagnosi di paternità e per l’identificazione personale mediante le “impronte” genetiche, uniche per ciascuno. Abbiamo rivolto alcune domande alle ragazze che, fattesi scienziate per un giorno, hanno guidato il laboratorio: Luisa Cefalà, Claudia Ciocca, Francesca Oggionni e Gloria Viganò.

Com’era allestito il laboratorio?

Nel museo c’erano tre postazioni: una munita di un computer collegato a dei siti con i dati del DNA analizzato finora (le banche dati); una visiva, con filmati a ciclo continuo che illustravano le basi dell’ingegneria genetica e del progetto “Genoma umano” per l’analisi e la mappatura della sequenza del DNA umano; una pratica, quella in cui abbiamo lavorato noi, intitolata “chi è il colpevole?”.

Quale il vostro compito?

Abbiamo mostrato con esperimenti come avvenga l’analisi delle tracce genetiche rinvenute sulla scena di un crimine (niente di cruento, per carità): mediante un processo di separazione (elettroforesi), il DNA veniva frammentato nelle sue parti costituenti e fatto migrare su un gel. La sequenza ottenuta risulta diversa per ciascun individuo, così com’è il DNA stesso: il che è molto utile alla polizia scientifica, che confronta le tracce trovate con il DNA prelevato alle persone coinvolte o sospettate.

Che cosa vi ha spinto a partecipare?

La voglia di provare un’esperienza nuova, che andasse oltre quello che apprendiamo in modo teorico sui banchi di scuola quotidianamente. Aver studiato il DNA in biologia e vederlo poi in una provetta ci ha fatto sentire più vicine sia agli scienziati sia alla polizia scientifica.

A chi era rivolto il laboratorio?

A tutti. Moltissimi sono stati i piccoli visitatori, attratti dai camici, per una volta non dei medici. BergamoScienza è una manifestazione che vuole aprirele porte della scienza a tutti coloro che desiderano conoscere qualcosa di più di questo mondo complesso ma molto affascinante.

La rifareste l’anno prossimo?

Certamente. Saremo di nuovo fra le guide di BergamoScienza (anche se con un’esperienza diversa dal DNA profiling) perché è un progetto che fa comprendere quanto la scienza sia importante e utile all’uomo in tutti gli ambiti del mondo di oggi e quanto si debba puntare su di essa.

(articolo pubblicato su "Il Galileo" di ottobre 2008 - "Popolo Cattolico" del 18 ottobre 2008)

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