Pubblicato più di un anno fa

Veronica Tadolti
Non avete mai provato il piacere di correre tra i boschi? Questo è solo uno degli aspetti positivi di una nuova attività sportiva in voga negli ultimi anni: l’orienteering.
Lo scopo di questo sport è quello di raggiungere nel minor tempo possibile i traguardi, chiamati lanterne, fissati lungo un determinato percorso.
Per riuscirci il partecipante deve munirsi di bussola e di carta del luogo, ma la cosa non è semplice come potrebbe sembrare: bisogna possedere infatti qualche nozione sia di topografia sia di orientamento.
L’orienteering oltre che nei boschi viene praticato in città; è appunto quello che è successo la mattina dell’ultimo giovedì di ottobre a Bergamo alta.
Tra le scuole che hanno aderito alla gara c’era anche la nostra: dodici ragazzi e altrettante ragazze della II B e della II E.
Tanto per cominciare con le difficoltà impreviste, giunti a Bergamo ci siamo accorti, con grande gioia del prof. Giorgio Colombo, di aver dimenticato le bussole per poter orientare la cartina al momento della partenza. Poco importa, è bastato confrontare gli oggetti rappresentati sulla carta con quelli presenti alla vista e il problema è stato risolto.
La manifestazione ha preso poi avvio normalmente alle 9,30 con la prima partenza. In base alla categoria, noi ragazzi dovevamo trovare le tredici lanterne segnate sulle nostre carte (in totale ce n’erano cento nella città); potevamo seguire l’ordine che preferivamo, eccetto per l’ultima che si trovava obbligatoriamente per tutti alla fontana di Piazza Vecchia. All’arrivo noi concorrenti abbiamo potuto ristorarci con the caldo, frutta e biscotti offerti dagli organizzatori.
Durante la gare c’è stato qualche problema per alcuni dei nostri: credendo di imboccare una scorciatoia, hanno sbagliato strada finendo addirittura fuori dallo spazio indicato nella carta.
Quest’anno non abbiamo portato a casa nessuna medaglia, come si sarà già intuito:il miglior piazzamento è stato il 35° posto di Claudio Gusmini e, per le ragazze, il 78°di Martina Cornelli. Comunque, non è andata poi tanto male: Bergamo era piena dir agazzi, ed è stata una esperienza diversa e divertente.
I piazzamenti? Beh, ci rifaremo la prossima volta.
(articolo pubblicato su "Il Galileo" di novembre 2003 - "Popolo Cattolico" del 22 novembre 2003)