30 maggio 2006 - 13:00

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Nazario Erbetta amarcord

Laura Maiorino

Nella foto, il preside Nazario Erbetta con alcuni collaboratori della segreteria. La foto fu scattata in occasione dell’anno scolastico 1997/98. A sinistra, una delle nostre interlocutrici, Teresa (Terry) Testi. A destra, la segretaria amministrativa di allora

Quando allo shock per una morte subentra il dolore per la perdità è il momento del ricordo. Come legittimo tributo a un uomo valido e a un professionista stimato, il “Galileo” ha scelto di raccontare Nazario Erbetta come l’hanno conosciuto quattro delle figure storiche del Liceo Galilei che hanno assistito, negli anni, alla sua crescita.

Le mie interlocutrici, una segretaria e tre bidelle, sono tra le poche “istituzioni” riconosciute universalmente nel microcosmo del Liceo già dagli inizi della storia della nostra scuola, fin da quando, cioè, gli attuali studenti come me neppure erano nati.

Presso l’allora distaccamento di Caravaggio del Liceo Scientifico bergamasco “Lussana” conobbero il prof. Erbetta come insegnante di matematica, e seguirono passo dopo passo - dopo un anno di presidenza trascorso a Vimercate -, la sua ascesa alla guida di una scuola che, ormai dventata autonoma da tempo, conta oggi quasi ottocento studenti e s’è distinta, sotto la sua dirigenza, come scuola sinonimo di qualità.

“Tornò qui perché ci teneva, era la sua sfida”: il pensiero delle nostre quattro donne va al suo evidente attaccamento personale alla causa del Liceo Galilei: “Ha dato tutto per la scuola” dice Teresa (Terry) Testi che - allora poco più grande dei maturandi - all’epoca del loro incontro gestiva la segreteria da sola. “Per lui era importante far lavorare bene la gente che c’era senza risparmiare energie, nemmeno le sue”, puntualizza Antonietta Tisani, nel personale A.T.A. dall’80; e si riferisce ad un impegno tanto intellettuale quanto concreto: “Ci aiutava sempre anche nella pratica. Per il trasloco dalla vecchia alla nuova sede, quella di oggi, non avevamo nessun camion. Ci siamo arrangiati con le nostre macchine, e lui non si è mai tirato indietro. Ci ha aiutato a rimettere i libri in biblioteca e una volta ha persino tentato di riparare i lavandini otturati”. Con risultati, pare di capire, non proprio eccezionali, ma l’importante era che avesse pensato anche a quello.

Non solo la dedizione, ma anche il sincero spirito di servizio ne hanno fatto un preside apprezzato. “Era il posto giusto per lui” secondo Teresa, perché era in grado di amministrare la scuola con successo senza che questo andasse a scapito dell’attenzione per gli utenti, i protagonisti dell’istruzione: gli studenti. Il successo è ampiamente dimostrato dalla crescita esponenziale della scuola che Valeria Ghilardi - nel 2007 sarà al trentesimo anno da bidella presso l’Istituto caravaggino - rivive nel raccontare: “All’inizio c’era solo una stanzina per la segretaria, una per gli insegnanti e qualche classe, in due non avevamo il lavoro che adesso fa una sola”. Mentre l’interesse per gli alunni cui accenna Giuseppina (Giusy) Villa, da 23 anni dipendente del Liceo, sembra aver salvaguardato la scuola di Erbetta dai danni dell’impostazione modello azienda che compromette la qualità della didattica a favore dei numeri: “Se i ragazzi si lamentavano per i nuovi docenti andava ad assistere alle lezioni” rivela Giusy che precisa: “l’ho visto essere tanto paziente con me quanto severo con i docenti che non riteneva in grado”.

Emerge, dalle memorie, il ritratto di un uomo eclettico e preparato, capace di guadagnarsi la stima e la fiducia dei collaboratori che ricambiava con il riconoscimento delle competenze, pur senza abbandonare le proprie posizioni, in un clima di reciproco rispetto: “Con la sua oratoria mi ‘rigirava’ come voleva, ma se aveva bisogno sapeva di potersi rivolgere a me”, per citare ancora Teresa.

Si percepisce dalle loro parole l’ammirazione, nata durante una lunga, quotidiana convivenza tra le mura della scuola, per chi è stato un ‘principale’ determinato e rigoroso ma anche - la commozione tradisce nei toni – un consigliere fidato.

(articolo pubblicato su "Il Galileo" di maggio 2006, "Popolo Cattolico" de 20 maggio 2006)