11 maggio 2014 - 20:10

Osservazioni su " finzioni "
Ho visto che anche nel sito, in evidenza, c'è la pubblicità di " finzioni ". Bene.
La fatica stavolta è stata enorme.
Ho cercato con i ragazzi di lavorare sulla sottrazione.
Non vogliamo dire " tutto ". Solo proporre alcuni spunti per una riflessione ragionata sul ruolo della scuola.
Dunque : propongo alcune domande alle quali si potrà rispondere dopo la prima rappresentazione. Per chi recita invece il forum è già aperto da oggi.
Certo , è uno spettacolo che può ( deve ) spiazzare: le provocazioni intellettuali sono di alto livello, non fruibili facilmente e con immediatezza. Vedere, ascoltarte...poi pensare.
Ecco alcune domande :
1. Cosa può rappresentare il tango iniziale ?
2. L'ignoranza ( e lo sfregio continuo alla nostra bellissima lingua ) è funzionale al " potere " ?
3. La caduta dello ziggurat ( la confusione dei linguaggi e la difficoltà interpretativa ) è attuale ? In che senso ?
4. Tradurre in tre lingue la sestina sulle civette mette in risalto il ruolo di traduttore: ma...il traduttore è anche autore ? E...l'autore è traduttore ? In che senso ? ( Qui si potrebbe approfondire il discorso sulla traduzione da Orazio e via via fino a Croce e fino ai nostri giorni ...il percorso è comunque complesso : dovremmo parlare di registro basso, medio e aulico con riferimenti a opere letterarie ... )
5. I luoghi comuni nel linguaggio vengono usati anche a scuola ?
6. Le interpretazioni del capolavoro affrontano il concetto di finzione / verità. E in questo frangente che significa dire la verità ? " C'è modo e modo ..."
7. I riferimenti filosofici sono tutti chiari ? Chi sono i cinque filosofi ? ( passeggiate filosofiche )
8. Il percorso sulla Costituzione mi sembra il più lineare. Perché utilizziamo le arti marziali ?
9. Il percorso sulle religioni mi sembra affascinante . Perché interviene proprio Gabriele ? Quali sono i riferimenti nella tradizione non solo islamica che giustificanoi questa scelta ?
10. Gli indovinelli delle civette, essendo indovinelli appunto, necessitano solo della semplice triplice risposta : chi sono i personaggi nascosti dalla furibonda parodia ?
11. I discorsi sulle pari opportunità sono espliciti.
12. Le illusioni sulla scuola ( informatizzazione cognitivista e psicologismo ) sono le facce della stessa medaglia culturale : la critica è spietata quando questi due filoni sono svuotati da un serio percorso educativo, ovviamente. La proposta potrà essere interpretata da qualcuno come una posizione conservatrice : nulla di più falso!. L'amore per il sapere sarebbe legato ad un aspetto di conservazione ? Dovrebbe essere alla base di ogni tipo di insegnamento !!! Secondo voi??? E' aperto il dibattito.
13. La notizia del giorno mi sembra una metafora dirompente : ognuno la interpreti come vuole. Spunti : il " dentro " e " il fuori " sono collegati da una finestra. Il " fuori " fa paura. Ma il " fuori " può modificare il " dentro " ? E il pensiero critico può abbattere questa " paura " ? O certe volte fa comodo avere "paura " e giocare sulla "paura" ?  E l'importanza di costruire qualcosa INSIEME non è forse un antidoto ? Dire NOI ( e vale per tutti noi : studenti e docenti, ovviamente )  può SALVARE la scuola ?
Basta...ho suggerito troppo...adesso...incrociamo le dita...
Venerdi' 16 maggio , ore 11 e ore 21
Teatro Filodrammatici di Treviglio
Tre civette sul comò presentano
FINZIONI
Recitano gli studenti del laboratorio teatrale della NOSTRA scuola
Grazie davvero a tutte le persone che ci hanno dato una mano
E grazie ad Enrica...insostituibile.
SIPARIO.     wm
 

Splendide e stimolanti queste sollecitazioni di riflessione, professore! Adeguate all'altrettanto splendido spettacolo, dal testo e dalle forme rappresentate non sempre di facile ed immediata comprensione. Proprio per questo da rivedere. Una volta sola non basta. Ma più facile certamente per gli studenti attori che hanno avuto modo di masticare a lungo il significato delle parole, delle forme e dei movimenti. Ragazzi, coraggio, fate da apripista ai vostri compagni... Grazie infinite professore per lo squisito intreccio, a Lei ed all'"insostituibile" aiuto-regia  e a tutti gli studenti per la  bellezza   artistica che ci avete regalato. Grazie.

È passata poco più di una settimana da "finzioni", ed ora si può commentarlo. Mi sembra che sia stato apprezzato e, in generale, compreso, anche se una replica sarebbe utile; in ogni caso la comicità di alcune situazioni (magnifiche le circolari!), anche viste da "dietro le quinte", è stata notevole, e già l'unione di questa ad argomenti più impegnati non è poca cosa. Ma ora le considerazioni.
Procedo seguendo liberamente gli spunti, senza pretendere di poterli toccare tutti, vista la vastità tanto degli argomenti, quanto delle discussioni che ne potrebbero derivare.
Il tema dell'opera è la contrapposizione (che non è detto sia per forza conflittuale) tra finzione e verità: il tango ne rappresenta il primo approccio, con gli scatti meccanici delle teste che definiscono (rifacendosi alla logica tradizionale) gli unici due valori di verità; è chiaro che dal falso si sviluppi la finzione, che non rispecchia però, o almeno così ho interpretato in questi mesi, la totale falsità, ma, ricorrendo ad una logica multivalore, abbia al suo interno parte della verità, ed è proprio partendo da questo che si possono costruire i percorsi successivi, a partire da "ambarabà".
Prima delle civette c'è però una parentesi sull'ignoranza, ed è vero che essere ignoranti è funzionale al potere (sempre che questo non sia a sua volta, parodisticamente ma in modo non molto lontano dalla realtà, ignorante): l'ignoranza, che elimina un sano spirito critico, rende la massa manipolabile e influenzabile. 
Fa riflettere (ma non so se sia puramente casuale o voluto) il fatto che il bidello-autore passi, a tratti - e qui emerge la finzione/verità -, da momenti di sana inconsapevolezza (come all'inizio e nei momenti in cui pulisce la scena) a momenti in cui produce commenti pertinenti e intelligenti riguardo la scena rappresentata.
Più che della traduzione della "sestina dell'anonimo delle civette", per la cui trattazione non ho competenze adeguate, mi soffermerei sul dibattito critico pre-maturità in cui vengono citati numerosi docenti-saggisti. Nelle "note dell'autore che si suppone critico" si legge che "la discussione fra docenti assume la dimensione della vacuità, della sterilità, dell'accademia": la discussione è quindi una critica da un lato a argomenti di discussione e poi ricerca banali, e dall'altro, perdonando la vacuità dell'oggetto, a forme di ricerca settoriali (per cui c'è la "fisica delle civette", la discussione linguistica sul significato di "coccò", il dibattito sulle varianti, ...), che però, e qui il compito della scuola inizia a delinearsi, tentano di raggiungere un'unità quando sono citate in successione dagli studenti.
Il percorso "interpretazioni di un'opera d'arte" è quello che preferisco. Anche qui si possono fare considerazioni da diversi punti di vista.
Il susseguirsi di presunti esperti (poeta, narratore, matematico, politico, critico d'arte e psicanalista) mostra, alla fine, come le loro interpretazioni siano disgiunte e inconciliabili, risultando alla fine improponibili perché troppo settoriali: il poeta, come il narratore, è criptico, il critico d'arte opportunista, il politico esaltato, lo psicanalista fissato su un'interpretazione sessuale e basata sull'inconscio, il matematico ha una posizione realista (è convinto della corrispondenza tra pensiero - con idee matematiche - e realtà esterna, ed è per questo che conclude con "l'arte è matematica!", quando invece - ma questo è una mia considerazione - avrebbe dovuto invertire soggetto e oggetto: "la matematica è arte!", anche se sicuramente si può leggere un'opera d'arte dal punto di vista matematico e ricavare interessanti risultati).
La domanda più spontanea è, alla fine, cosa significhi interpretare e, sulla scorta del monito conclusivo delle civette, dire la verità: il fatto che l'interpretazione debba potersi applicare "alla vetrina del salumiere" è un'esagerazione che implica che questa sia necessariamente generale, e il "c'è modo e modo" indica che tipo di generalità: non qualunquista ma data dalla comprensione di tutte le discipline riportate: è quindi la multidisciplinarietà che deve guidare un'interpretazione seria.
Le nuove illusioni della scuola rappresentano una critica pesante e doverosa nei confronti di modelli di insegnamento da rifiutare perché non portano l'amore per il sapere: questo "è davvero l'unica condizione" per l'apprendimento, che, lungi dall'essere esclusivamente finalizzato ad un risultato numerico, ha uno scopo culturale, anche per essere cittadini critici.
E infine "la notizia del giorno": la scuola con un terremoto (nello spettacolo "fisico", nella realtà "culturale"), senza vie di uscita, è "salvata" da una voce sconosciuta che impone banalità prontamente seguite, accettate e attuate dagli studenti: è una fortissima critica all'accettazione passiva di ciò che viene dall'alto ed è spesso assurdo, accettazione ad opera in primis degli studenti, ma anche degli insegnanti; tutti sono "chiusi" nel mondo della scuola e spesso rifiutano di misurarsi con l'esterno. E "la notizia del giorno" suggerisce di recuperare la centralità della finestra (che rappresenta il contatto tra dentro e fuori, già iniziato con il percorso sulle religioni e quello della madre di Stella), eliminare la paura del fuori dietro cui ci si nasconde e lavorare in sinergia per l'obiettivo comune di imparare, guidati dall'amore per il sapere.
È il ricordo fondamentale che deve rimanere di "finzioni".
Detto questo, grazie ai prof. Macchi e Rossini e agli altri attori. Ambarabà.
Samuele